Il pubblico del circo contemporaneo (a teatro)

Qualche evidenza statistica.

Prime evidenze statistiche sul pubblico

Corpi e Visioni ha compiuto, in occasione di spettacoli di circo ospitati in alcune sale della Regione Emilia-Romagna, un’analisi del pubblico presente, attraverso questionari, interviste filmate, focus groups (in collaborazione con Festival Dinamico e Centro Teatrale MaMiMò). Senza alcuna pretesa scientifica, ci interessava delineare alcune tendenze e comprendere la percezione delle varie sfumature della parola “circo”.
A Bologna, Castelfranco, Correggio, Modena e Vignola sono stati somministrati e raccolti 574 questionari tra gli spettatori presenti. Ne sono stati inoltre compilati 128 on-line e, per entrare più a fondo nel merito qualitativo della ricerca, sono stati in seguito organizzati a Correggio due focus groups di spettatori.

Nessuna sorpresa. Quello che gli addetti ai lavori intuivano è confermato da numeri e opinioni degli spettatori.
La semplice indagine si è focalizzata su due punti: la disponibilità del pubblico teatrale  ad accogliere il circo contemporaneo e le differenze percepite tra circo tradizionale e contemporaneo.
Possiamo affermare con certezza che il pubblico dei teatri (più della metà del campione è abbonata, il 90% del campione va a teatro almeno qualche volta) ha accolto con entusiasmo gli spettacoli proposti. E, viceversa, più del 7% del campione dichiara di non andare mai a teatro.
Ovvie le prime conclusioni: i tempi sono maturi per l’inserimento di spettacoli di circo contemporaneo nelle normali stagioni teatrali, e, in più, questi titoli favoriscono l’accesso di nuovo pubblico.
Per quanto riguarda la differenza percepita tra circo tradizionale e circo contemporaneo, pur con una certa vaghezza dovuta alle proposte chiuse del questionario, risulta evidente che, per gli spettatori, il circo contemporaneo è più inventivo, si può rappresentare in spazi teatrali e non utilizza animali.
Gli approfondimenti dei focus groups hanno confermato che, nell’opinione degli spettatori, il circo contemporaneo è più creativo, aperto verso altre discipline (danza, drammaturgia, musica), poetico, senza animali, anche se resta forte il legame di questo genere con il tendone.
Questa brevissima sintesi, seppur fissando alcuni punti fermi, apre a diverse considerazioni e riflessioni.
Per gli operatori (che ne abbiano la volontà, il pubblico è evidentemente disponibile) si pone il problema dell’integrazione del circo contemporaneo nelle tradizionali stagioni teatrali in continuità, non in conflitto, con le programmazioni abituali: potrebbe essere una chance di sviluppo del pubblico teatrale da non sottovalutare.
D’altro canto, l’apertura del pubblico alle espressioni contemporanee dell’estetica circense è ancora fortemente influenzata dalla sua storia e dal mito romantico, nomade e “felliniano” del circo tradizionale, in probabile relazione con la più vasta e generale macrotendenza culturale verso il vintage (basti pensare al fenomeno Cirque Bidon).
In conclusione, dai nostri dati, appare evidente che i tempi sono maturi per una ben più vasta diffusione del circo contemporaneo all’interno del sistema teatrale nazionale, sia dal punto di vista produttivo che distributivo: la domanda esiste e l’offerta langue.
Trovandoci verosimilmente collocati in uno “stato nascente” di questa arte in Italia, sarà però quanto mai opportuno approfondire e precisare i contenuti di una riflessione estetica che ci fornisca una bussola per non andare alla deriva in un mare indistinto di circenses, e in questo volumetto si possono trovare contributi importanti in tal senso.

Gli spettacoli proposti dal progetto Corpi&Visioni in occasione della ricerca erano importanti creazioni internazionali considerate “classici” del circo contemporaneo (MPTA di Mathurin Bolze, Compagnie Chant des Balles, C!RCA).

I risultati completi dell’indagine a mezzo questionari (pdf)

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